Demetra, Persefone e il tempo ciclico.
Demetra è la Grande Madre del grano, legata al concetto di fertilità, maternità, ciclicità. Secondo il culto greco, è figlia di Crono e Rea, sorella di Zeus. In quanto dea del raccolto, dispensatrice agli uomini dell’agricoltura, presiedeva la natura e le messi. Veniva invocata come Madre portatrice delle stagioni ed era considerata protettrice del matrimonio, della legge sacra e dei cicli naturali di nascita e morte.
Nel mito è narrata la tragica vicenda della sparizione di sua figlia Persefone. Quando, disperata e velata da un nero manto di lutto, Demetra parte alla ricerca dell’amatissima figlia, la terra paga le conseguenze del dolore della dea e inaridisce, risuonando dell’angoscia sconsolata della sua Grande Madre, la quale, piena di rabbia, ha giurato che non farà crescere più nulla sulla nuda terra finché non gli sarà restituita sua figlia. Dopo un lungo peregrinare, Demetra ritrova Persefone, scoprendo che questa era stata rapita da Ade, il dio sovrano del mondo infero.
Demetra è forte, non si piega facilmente, è autoritaria e tenace. Però, si trova a dover scendere a patti con Ade: potrà stare con la propria figlia solo per una parte dell’anno, mentre il resto del tempo Persefone abiterà il regno infero. Questo poiché la Figlia, mentre si trovava nel regno di Ade aveva mangiato (sotto inganno di quest’ultimo) dei chicchi di melograno, che la costringevano a fare ritorno in quel remoto luogo, sancendo un patto che neppure la potente Demetra poteva sciogliere.
Così, la parte dell’anno in cui la Madre vive accanto alla Figlia vede la terra risvegliarsi, rifiorire, dare frutti; mentre l’altra parte è segnata da autunno e inverno, freddo e stenti.
Il mito di Demetra e Persefone riflette il decadere e risorgere della vegetazione, l’alternarsi delle stagioni. È strettamente legata all’istituzione dei sacri Misteri di Eleusi, il cui rituale non poteva essere svelato senza commettere un sacrilegio.
I sacri misteri di Eleusi erano una serie di riti religiosi segreti celebrati a Eleusi, una città situata a circa 18 chilometri a ovest di Atene, in Grecia. Il culto era dedicato principalmente alla dea Demetra e alla figlia Persefone e rappresentando il dramma sacro di queste due importanti dee, ne celebrava la relazione con la natura e la vita dell’umanità, legandole al simbolo della spiga e ai concetti profondi di morte e rinascita.
La vicenda di Demetra e Persefone parla di dolore e della resa di fronte a qualcosa di immodificabile. Narra anche di morte e di rinascita, concetti che sono ben rappresentati dalla ciclicità delle stagioni, che similmente a ciò che accade durante la vita umana, vede l’alternarsi di momenti aridi e fecondi.
Ma questa storia ci parla anche di identità. Infatti, mentre la forte Demetra è la rappresentazione di una femminilità matura e consapevole del proprio potere, la giovane Persefone appare all’inizio come un frutto acerbo. Ma, dopo la traumatica esperienza del rapimento si trasforma profondamente. Ade, innamorato di lei, la rende regina del mondo infero. Così, Persefone acquisisce una nuova identità e un nuovo potere. Passa dall’essere una figura subalterna a quella di sua madre al divenire la protagonista della propria storia. Impossibile non rintracciare in questo passaggio il ciclo vitale di ogni donna: da giovane e ingenua bambina fino a diventare un’adulta consapevole.
Ogni mito che racconta la Dea ci porta davanti al Suo immenso potere femminile e lo fa narrando eventi straordinari, ma anche mostrando emozioni meravigliosamente “ordinarie”. Ognuno di noi attraversa durante la propria vita gioie e dolori. Nonostante ciò, la Dea ci mostra che niente può scalfire il nostro potere personale. Lei si è dovuta arrendere di fronte “al fatto compiuto”, infatti, non ha potuto liberare sua figlia dal patto con Ade. Ma siamo sicuri che questo mostri una debolezza della Dea madre? Oppure ci troviamo davanti ad una grande lezione? Demetra ci sta forse insegnando che a volte bisogna mollare la presa e rinunciare al tentativo di controllare tutto e tutti. Il tempo è ciclico, tutto cambia. Non ci resta che arrenderci al cambiamento, non cercare di combatterlo ma fluire con esso.
Crediti immagine: particolare di “Persefone”, di Dante Gabriel Rossetti.